Rimborso TARI vediamo come avere indietro i soldi che abbiamo pagato di più della Tassa sui Rifiuti che è stata aumentata, a volte raddoppiata per un errore di calcolo, e se davvero avremo un rimborso TARI.
Notizia ripresa dai media, con grande enfasi, è quella dello “scandalo” TARI: un errore di calcolo, dipendente dalla stesura dei Regolamenti comunali, ha causato bollette maggiorate, sino a portare al raddoppio della tassa dovuta in diversi casi, quindi per legge dovremo avere il rimborso della tassa sui rifiuti di quella quota che abbiamo pagato in eccesso.
L’interrogazione parlamentare, presentata da Giuseppe L’Abbate (deputato parlamentare del Movimento 5 Stelle) nei confronti del Ministro Padoan, o meglio nei confronti del sottosegretario all’Economia Pier Paolo Barerta, conteneva la richiesta di fornire chiarimenti sull’importo della tassa sull’immondizia, dopo che diverse segnalazioni di anomalie erano giunte da diverse parti del paese. L’esito dell’interrogazione ha svelato un errore di calcolo nella determinazione della TARI dovuta ad opera di diverse amministrazioni comunali.
TARI, tassa sui rifiuti urbani
Ma come si calcola la TARI (tassa sui rifiuti urbani)?
La TARI è una tassa comunale determinata dalla somma di due quote: una fissa ed una variabile.
La quota fissa è determinata sulla base dei metri quadri della casa, mentre la variabile è legata al numero di componenti che abitano nella casa “per” le pertinenze della casa stessa.
Proprio dalla parte variabile è scaturito l’errore di calcolo di alcune amministrazioni che hanno considerato le pertinenze di una casa quale elemento da considerare più volte, mentre lo spirito della norma era quello di applicare una sola volta indipendentemente dal numero delle pertinenze.
Esito? Bollette sbagliate, gonfiate ingiustamente, portate in molti casi al raddoppio della tassa dovuta.
Non è azzardato dire che ne sta scaturendo una “emergenza” TARI che impone rimborsi il cui procedimento è in via di definizione.
Ecco alcune amministrazioni coinvolte: comune di Milano, Genova etc.
Come attivarsi per recuperare il maltolto, considerato che le tasse sono state incassate, e le risorse finanziarie sono state già impegnate?
Prima di comprendere come procedere ed avere il rimborso TARI, vediamo un esempio concreto discusso alla Camera.
Per una abitazione con 4 componenti che vi abitano, con una superficie di 150 metri quadri (100 metri quadri di casa, 30 di garage e 20 di cantina (nel concreto n. 2 pertinenze), la quota variabile, secondo quanto previsto dal DPR n. 158/99, va applicata una sola volta e non per le due pertinenze.
La TARI totale è quindi composta dalla quota fissa riferita ai 150 metri quadri abitativi di componente abitativa e pertinenze, e da una quota variabile unica riferita alle due pertinenze.
Il sottosegretario Baretta, nel corso del chiarimento fornito, richiama l’articolo 17 del prototipo del Regolamento di istituzione ed applicazione della Tares (tassa precedente alla TARI), che va applicato anche alla TARI.
Tale articolo chiarisce che “le cantine, autorimesse, ed altri luoghi simili a deposito” vengono considerate utenze domestiche condotte da un abitante (componente), se la persona fisica sia priva di utenze abitative nel comune in cui risiede.
Se tale condizione non sussiste, i luoghi sopra richiamati vengono considerate utenze non domestiche.
Il senso della norma è quello di richiamare l’applicazione della TARI sulle pertinenze, similmente alle case, se chi le usa non risiede nel Comune di riferimento.
Se invece il soggetto vi risiede, le pertinenze sono da considerare come locale accessorio all’abitazione principale.
Come difendersi e far valere il diritto al rimborso TARI?
Di fronte a quanto sopra esposto, i consumatori sono intenzionati, e giustamente, ad avere la restituzione del “maltolto”.
Diverse associazioni di consumatori si stanno attivando per a far valere i diritti dei consumatori in seguito alla irregolarità di calcolo della TARI: iniziative spontanee, ed altre già in fase organizzata, si stanno attivando per richiedere alle amministrazioni pubbliche comunali l’indennizzo ai contribuenti di fronte ad una applicazione illegittima della normativa.
Le prime prassi per attivarsi si può concretizzare il rimborso TARI come segue.
Presa di contatto con le Associazioni di consumatori presenti sul territorio, le quali offrono il servizio di verifica dell’anomalia contabile dell’amministrazione pubblica, e formulare espressa istanza di rimborso per conto dei propri assistiti.
Qualora non si intenda prendere contatto con le associazioni di consumatori, per i più svariati motivi, è possibile “muoversi” autonomamente per recuperare il dovuto pagato in eccesso. Secondo alcuni avvocati tributaristi, è possibile presentare ricorso alla Commissione provinciale tributaria denunciano una cattiva ed errata applicazione della normativa, impugnando l’avviso di accertamento.
Il ricorso TARI deve essere presentato entro 60 giorni dalla notifica dell’avviso.
Rimane il dubbio, però, sul come essere certi che l’amministrazione sia incorsa nell’errore di determinazione della TARI dovuta.
Alcuni grossi Comuni, sui propri siti istituzionali, forniscono già dettagli in merito, informando i cittadini sull’errore incorso, o meno, ed eventuali dettagli su come attivarsi.
Nel caso di incertezza, e nel caso la pubblica amministrazione non abbia comunicato alcunché in merito, è possibile, attraverso il disposto della L. 241/90 (accesso agli atti amministrativi), richiedere l’accesso diretto agli atti di determinazione della TARI a livello locale: accesso al proprio fascicolo, e verifica della modalità di calcolo.
Altra strada praticabile per agire contro la pubblica amministrazione, incorsa in errore, è quello di impugnare al TAR competente il Regolamento comunale esplicativo dei conteggi della TARI.
Rimborso TARI: siamo sicuri che ci sarà?
Ipotesi, per ora in itinere, e da verificare, è che la pubblica amministrazione agisca in autotutela: modifica del proprio Regolamento di determinazione della TARI, con contestuale modifica dell’errata determinazione.
Di fronte ad diversi iter “lineari” sembra non ci sia da preoccuparsi, ma un motivo c’è, e si chiama carenza di fondi nelle casse pubbliche.
Molti dei surplus incassati dalle pubbliche amministrazioni sono stati già impegnati, e/o spesi: ci si chiede come far fronte ad istanze di rimborso multiple: con una nuova tassa o con uno sgravio sulla TARI futura?
E la sorte dei bilanci delle pubbliche amministrazioni?
Il dilemma è reale ed impegna la politica nazionale nel trovare una soluzione plausibile che per ora non c’è.
Rimborso TARI: una tassa che è sempre stata controversa
Sin dalla sua introduzione, la TARI è stata oggetto di pronunce giudiziali al fine di chiarire criteri di applicazione corretti.
Tutti ricorderemo le crisi occorse nella raccolta dei rifiuti – anni 2008 e seguenti – (Napoli, Roma, Palermo etc.); la Corte di Cassazione ha affermato, con una ordinanza del 2017 (n. 22531), che qualora si verifichino disservizi perduranti nella raccolta, la tassa deve essere ridotta al 40% del dovuto.
Anche il supremo organo di giustizia amministrativa (Consiglio di Stato) è intervenuto, con una pronuncia, in materia di TARI (sentenza n. 4223/17).
Tale pronuncia ha precisato che la TARI non possa risultare più dispendiosa per i cittadini che non hanno residenza nel Comune: non si può penalizzare in alcun modo chi abbia residenza “esterna” al Comune in cui si trova la propria casa soggetta a TARI.
Approfondimenti sulla TARI, la tassa sui rifiuti:
- Scadenza
- Scadenze tasse sulla casa
- Novità tassa sull’immondizia
- Pagamenti tasse sulla casa
- Approfondimenti imposte sulla casa
- Imposta sull’immondizia
- Novità sull’imposta immondizia
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