Imposta di Bollo su Conto Corrente: Quanto Costa, Come si Paga

Il conto corrente essendo un prodotto finanziario, è soggetto a tassazione, in primis l’imposta di bollo. In quest’articolo scopriremo quali tasse gravano sul conto corrente e in che misura.

Anche sul conto corrente gravano infatti oneri fiscali che, seppur semplici, se non conosciuti possono rappresentare brutte sorprese per i malcapitati correntisti, che finiscono col considerare questo prodotto esentato da ogni tassa. Importante quindi capire, a quanto ammontano imposta di bollo e tasse sui conti correnti?

A quali tasse è soggetto il conto corrente?

Disciplinato dall’art. 1852 e successivi del c.c., il conto corrente è uno strumento che svolge servizio di cassa, con funzioni d’incasso e versamenti a discrezione del correntista. Sostanzialmente, su di esso gravano due oneri fiscali:

  • Imposta di bollo, ai sensi dell’art. 13, comma 2-bis, Tariffa parte I allegata al D.P.R. 642/1972, con modifica dell’art. 19 del D.L. 201/2011
  • Ritenuta su interessi bancari attivi, ai sensi degli artt. 44 e 45 del TUIR e modifiche dell’art. 3, comma 7, lettera b del D.L. 66/2014

Nonostante entrambi rientrino nella disciplina di trasparenza bancaria, regolata in Italia da D.L. 154/1992 e Direttiva Europea 2014/92/UE, sono spesso considerati tasse invisibili e molti correntisti potrebbero non essere a conoscenza della loro esistenza, affrontando spese indesiderate nella gestione conto.

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Sopra: l’imposta di bollo sui conti correnti non è una tassa molto amata dagli italiani, in quanto gli interessi positivi già sono tassati.

A quanto ammonta l’imposta di bollo sul conto corrente:

Introdotta col Decreto Salva Italia 2011, l’imposta di bollo è il primo onere, legato al semplice fatto di aver sottoscritto un conto corrente o per dei buoni fruttiferi postali. Indifferentemente dall’anzianità del conto, è una somma dall’importo fisso di:

  • 34,20 euro all’anno per persone fisiche
  • 100,00 euro all’anno per persone giuridiche (anche amministrazioni condominiali)

Specialmente per persone fisiche, casistica più frequente, riguarda saldi pari o superiori a 5.000 euro e gli estratti conto nel seguente modo:

     Frequenza estratto conto     

     Importo imposta bollo     

   Mensile

2,85 euro

Trimestrale

8,55 euro

Semestrale

17,10 euro

Annuale

34,20 euro

 

Viene addebitata automaticamente sul saldo nel proprio conto corrente.

Chi è esonerato dal pagare l’imposta di bollo sul conto corrente:

Alcune eccezioni sulle persone fisiche per cui non sarà dovuta, restando a carico della banca:

  • Giacenza media inferiore ai 5.000 euro
  • Reddito ISEE del correntista inferiore ai 7.500 euro/anno
  • Correntista insolvente previ accertamenti ai sensi della Legge Fallimentare (D.L. 5/2006) 
  • Conto corrente sottoscritto presso un IMEL (Istituto di Moneta Elettronica)
  • Carta prepagata/carta conto ( sempre con giacenza media sotto i 5.000 euro )
  • Conto corrente online ( sempre con giacenza media sotto i 5.000 euro )

Sono invece rari i casi in cui la banca se ne faccia carico per sempre, uno di questi è il conto corrente di base: introdotto anch’esso col Decreto Salva Italia in convenzione con MEF, Bankitalia, ABI e Poste Italiane, è limitato a servizi bancari basilari e senza spese, per favorire l’inclusione finanziaria specialmente per soggetti economicamente svantaggiati o pensionati dall’operatività ridotta.

In caso contrario, grava sulla somma di tutti i conti correnti e rapporti di credito sottoscritti dallo stesso intestatario presso lo stesso istituto con stessa periodicità d’estratto conto: qualora più conti non superino i 5.000 euro singolarmente ma sommando le loro giacenze, tutti saranno soggetti a imposta di bollo. Medesima regola vale anche per uno o più conti correnti cointestati.

Da ricordare poi che l’imposta di bollo non riguarda solo i conti correnti bensì anche libretti postali e conti deposito, seppur in quest’ultimo caso con importo differente (0,20%/anno sul deposito).

Ritenuta su interessi attivi

Chiamata anche tassazione sulle rendite finanziarie, la ritenuta fiscale sugli interessi bancari grava sui rendimenti attivi e viene applicata dall’istituto di credito presso cui si sottoscrive il conto corrente (banca o Poste Italiane), che agisce da sostituto d’imposta per poi versare le somme all’Agenzia delle Entrate. Se in precedenza era del 20%, dal 1 luglio 2014 le modifiche del D.L. 66/2014 la innalzano al 26%.

Nonostante alcuni conti presentino caratteristiche simili a conti deposito, con maturazione d’interessi periodici, il conto corrente per sua natura non offre alcun rendimento ma svolge funzione prettamente di mantenimento liquidità: paradossalmente, la ritenuta sugli interessi bancari è dovuta anche su di esso.

Non sempre opportunamente conosciuto, questo onere fiscale è cruciale per valutare l’effettiva convenienza di un conto corrente: eccetto casi di promozioni con rendimenti soddisfacenti, potrebbe rendere il prodotto scelto particolarmente costoso e far desistere la clientela, che si ritroverebbe a spendere cifre troppo elevate tra ritenuta, canone e altre spese variabili.

Agendo la banca da sostituto d’imposta verso il Fisco, il correntista percepirà i suoi servizi al netto della tassa, per questo gli importi non dovranno essere inseriti nella dichiarazione dei redditi. 

Come avviene con l’imposta di bollo, anche la ritenuta sugli interessi non riguarda solo conti correnti ma anche libretti postali, conti deposito e Buoni Fruttiferi Postali, seppur in quest’ultimo caso con aliquota agevolata al 12,5%. Non sono previsti casi d’esenzione.

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Quali altri oneri fiscali sui conti correnti?

Dal 2019, la politica monetaria espansiva della BCE ha portato all’introduzione di tassi d’interesse negativi sui conti correnti: ciò significa che i correntisti pagheranno cifre extra per custodire i risparmi al loro interno. Applicati a giacenze superiori a 100.000 euro dal -0,5% al -1%, in Italia vengono adottati da Fineco e Unicredit.

Portando privati e imprese a non lasciare liquidità nei conti correnti, motivazioni principali della BCE su base continentale sono due:

  • Stimolare gli investimenti, facendo circolare il denaro che resterebbe altrimenti fermo
  • Contrastare la deflazione, portando i prezzi al rialzo e smuovendo nuovamente i consumi

Ad appoggiare tale decisione è anche Bankitalia, secondo cui al 2020 il costo medio di mantenimento di un conto corrente è stato di 90,9 euro, +0,2 euro rispetto all’anno precedente, che rappresenta il quinto aumento consecutivo dal 2015, considerando però tendenza inversa per spese fisse, +4,30 euro/anno, e variabili, -4,10 euro/anno. Calcolando anche imposta bollo, ritenuta interessi e costi operativi, la spesa totale per il correntista è di 107,90 euro/anno.

Alle spese già presenti si aggiungerà anche l’ipotesi di una patrimoniale, che graverebbe dallo 0,2% al 4% potenziale su giacenze superiori ai 500.000 euro, ma che ad aprile 2022 non vede ancora alcuna ufficialità.

A conti fatti, l’imposta di bollo e la tassa sugli interessi dei conti correnti possono rappresentare pericoli nascosti per molti correntisti, per questo l’opportuna conoscenza dei prodotti che si sottoscriveranno sarà necessaria, per comprendere e gestire anticipatamente eventuali sorprese.

 

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