Tassazione italiani residenti all’estero, novità 2018

Tassazione italiani residenti all’estero: sono centinaia di migliaia gli italiani che vivono all’estero ormai da anni, in un esodo di persone che il nostro paese ha conosciuto forse soltanto durante l’emigrazione nelle Americhe nel XIX secolo. Non sono, però, soltanto i cosiddetti “cervelli in fuga” a cercare fortuna all’estero per una migliore carriera e una più alta spendibilità dei propri studi. Anche molti professionisti vivono e lavorano all’estero da decenni, o hanno la residenza in paesi dove il sistema di tasse è molto più basso che in Italia: come funziona per queste persone la tassazione? L’Italia propone una stretta per arginare la fuga di capitali: dopo la Flat Tax per i ricchi, ecco tutte le novità del 2018 sulla tassazione degli italiani all’estero.

Tassazione italiani residenti all’estero, le novità principali:

I professionisti che lavorano all’estero e percepiscono uno stipendio da parte di un paese straniero devono pagare una tassazione nel paese di residenza, specialmente se ormai vivono stabilmente lì. Questo non impedisce, però, che essi debbano comunque pagare una parte di tasse allo Stato italiano, soprattutto se hanno conservato il passaporto e la doppia cittadinanza.
Per questo motivo esistono degli accordi internazionali bilaterali con i paesi dove ci sono ingenti colonie di italiani, grazie ai quali i due paesi firmatari dell’accordo si scambiano informazioni sul reddito di quella persona per decidere a quanto ammonta la tassazione.

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L’Agenzia delle entrate, per arginare il fenomeno dell’evasione della tassazione italiana grazie all’esportazione di capitali in paesi a bassa tassazione, ha sviluppato un nuovissimo software chiamato SO.NO.RE., che è l’acronimo di Soggetti Non Residenti. Grazie a questo programma si potrà tracciare un profilo del singolo contribuente e del dovuto da parte sua al fisco. Il software è in grado di incrociare le statistiche sviluppate in Italia con quelle prodotte dalla corrispondente Agenzia contributiva del paese alleato, riducendo al minimo la possibilità di evasione delle tasse.

Tassazione italiani residenti all'estero, novità 2018
Sopra: Pensionati italiani alle Canarie

La responsabilità dei singoli comuni

In questa stretta sui criteri 2018 un ruolo di primo piano lo avranno i singoli comuni di residenza dei potenziali evasori. I Comuni, infatti, sono il primo filtro che si accorge del cambiamento di residenza di un cittadino: se la residenza viene portata all’estero, la persona deve iscriversi all’AIRE (anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero). Questa iscrizione produce una serie di documenti che vengono notificati all’ex Comune di residenza entro un tempo limite di 6 mesi. Per questo i Comuni devono comunicare immediatamente all’Agenzia delle entrate questo cambiamento, in modo che il software possa iniziare immediatamente a produrre informazioni sulla nuova posizione contributiva della persona.

I nuovi criteri di tassazione italiani residenti all’estero

Ma quali sono i nuovi criteri di tassazione degli italiani residenti all’estero? Cosa bisogna aspettarsi che accada per tamponare la possibilità che il fisco venga evaso anche per milioni di euro?
Se una persona si è trasferita e non ha più legami con l’Italia, percependo il proprio intero reddito all’estero, non ha molto senso tassarla in modo così stringente: per questo motivo verranno tassati quei cittadini che, anche se risiedono all’estero, hanno ancora attivi dei contatti con l’Italia, ad esempio hanno case intestate con utenze allacciate. Questo fa presupporre che essi passino dei periodi più o meno lunghi nel nostro paese.

La stretta fiscale sarà sui seguenti soggetti, residenti in paesi a cosiddetta fiscalità leggera:

  • coloro che hanno contratti di affitto, case intestate, utenze nel nostro paese;
  • coloro che effettuano movimenti di capitale con paesi esteri;
  • chi ha una partita Iva aperta nel nostro paese;
  • chi possiede veicoli di terra o di mare ricoverati in Italia;
  • chi possiede pacchetti azionari di aziende italiane;
  • chi versa contributi di collaborazione domestica;
  • chi ha il nucleo familiare residente in Italia.

Un modo davvero efficace per controllare chi fa il furbo?

L’Agenzia delle entrate spera, con questa stretta, di controllare maggiormente coloro che cercano tutti gli stratagemmi per evadere il fisco. Non lontano dall’Italia, infatti, ci sono molti paradisi fiscali che permettono di esportare e detenere capitali e azioni a bassissimo prezzo, traendo d’impaccio gli investitori che vogliono mantenere molta liquidità. La speranza dell’Agenzia è di poter disporre di controlli incrociati che mettano fine a questo fiume di capitali che prende la via dell’estero, sottraendo milioni alle casse dello Stato.

Fondatore di Economia Italia nel 2014, ha frequentato la Facoltà di Economia e Commercio presso l'Università di Perugia. Scrivo di economia, finanza, lavoro, pensioni e tasse su vari siti, dove ho collaborato dal 2007, quando si è avvicinato al mondo del web.

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